11 Ottobre 2024
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Trovare casa nelle grandi città italiane non sempre è facile, se sei meridionale, a volte quasi impossibile.

Ebbene sì, non parliamo di storie di ieri ma di oggi. Ordinaria quotidianità che emerge in modo vorticoso, e vergognoso, direi, grazie ai social. Roma, Milano, Torino, Bologna, solo per citare alcuni capoluoghi, sono un vero labirinto, non privo di insidie, per chi si appresta a cercare un alloggio non troppo caro e dignitoso.

E spesso, purtroppo, le insidie aumentano se si dichiara di provenire dal Sud. Non parliamo di storie isolate ma di casi che fanno discutere ed indignare.

Episodi di vero e proprio razzismo che nell’Italia del XXI secolo sembrano suonare come degli echi del passato, eppure sentirsi dire “Non si affitta ai meridionali” è ancora questione di oggi.

La storia di Deborah, foggiana che voleva trasferirsi a Milano per stare vicino alla sua compagna, è solo l’ultimo episodio che ha fatto indignare mezzo Paese che ancora deve sentirsi chiudere le porte in faccia solo perché meridionale.

Ma cosa hanno i meridionali che non va? Cosa hanno in meno rispetto a quelli del Nord? Queste e altre domande continueranno forse a rimanere insolute, affidandosi a luoghi comuni ed ideologie intrise di razzismo e superiorità che purtroppo ancora aleggiano.

E cosa succede? Che una 28enne pugliese deve sentirsi dire dalla proprietaria di casa che si definisce “salviniana razzista” che non contano nulla i tempi in cui viviamo perché «le persone del Sud, i neri e i rom sono tutti uguali» e ciò che per lei conta «è quello che c’è scritto sulla carta d’identità e io da Lombarda, sostenitrice di Salvini, ci tengo. E non è un segreto di Stato, lei non è una svizzera: è meridionale, è diverso».

Salvini dal canto suo si discosta nettamente dalle dichiarazioni della signora ribadendo più volte che «Affittare una casa a un meridionale? Ma certo, stiamo scherzando? Siamo nel 2019 e l’Italia è bella da Nord a Sud, chi lo esclude è un cretino».

Cretini o meno, questi episodi ci portano indietro nel tempo con ferite che si riaprono o che forse non si sono mai rimarginate, quelle segnate dalle discriminazioni e dall’odio, razziale, religioso, sessuale e  territoriale che oggi dichiariamo tanto di combattere ma che in verità aleggia ancora nel popolo italiano, quel popolo che forse non si è mai sentito unito per davvero e che in oltre 150 anni non ha mai trovato quell’anello di congiunzione che le carte e la burocrazia dichiarano.  

di Francesca Bloise

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