Asteroidi, fra catastrofi planetarie e giornalistiche (II parte)

Corpi celesti piccoli e non luminosi come l’asteroide 2019 OK sono molto difficili da scoprire, non sapendo nemmeno in che direzione dello spazio immenso sia necessario guardare.

Uno dei problemi relativi al “censimento” di questi oggetti deriva dall’assenza di strumenti dedicati in maniera specifica allo scopo: in seguito all’impressione destata dall’impatto contro Giove della cometa Shoemaker-Levy 9, oltre vent’anni fa il Congresso americano diede incarico alla NASA di dare il via a quest’operazione ma senza stanziare fondi da dedicare all’immane impresa, quindi si “riciclano” telescopi e satelliti ideati per altri obiettivi e in molti casi già pronti per il “pensionamento”.

L’astrofisico Brian May (anche noto come chitarrista dei Queen) è da tempo testimonial dell’Asteroid Day che si tiene ogni anno nel giorno dell’anniversario dell’Evento Tunguska (30 giugno) con lo scopo di sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni sulla necessità di fare di più per prevenire il problema.

E in effetti gli eventi di questi anni, sebbene non abbiano causato morte e distruzione (il peggio è stato la meteora di Čeljabinsk), dovrebbero indurre a uno sforzo maggiore in tal senso: la tecnologia teoricamente già esiste e questo è l’unico genere di evento potenzialmente catastrofico su cui si possano attuare interventi di prevenzione (cosa non possibile con terremoti, eruzioni, uragani) ma è necessario investire nella ricerca per poter operare con sufficiente anticipo ed efficacia.

E l’asteroide 2006 QQ23 che il 10 agosto raggiungerà la massima vicinanza con la Terra?

È piuttosto grande, 570 per 250 metri, ma si terrà a debita distanza: 7 milioni e 400 mila chilometri, quasi venti volte la distanza fra la Terra e la Luna. Sono 0.495 unità astronomiche, laddove il limite perché la NASA definisca un oggetto potenzialmente pericoloso è di 0.5 unità astronomiche. Tirare in ballo un rischio d’impatto con conseguenti terremoti e tsunami, anche solo ipoteticamente, è senza dubbio degno di testate sensazionalistiche e non di un’informazione seria e responsabile.

[Nella foto “243 Ida – Agosto 1993” by Kevin M. Gill, CC BY 2.0]

Di Corrado Festa Bianchet

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3 commenti su “Asteroidi, fra catastrofi planetarie e giornalistiche (II parte)”

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