Asteroidi, fra catastrofi planetarie e giornalistiche (I parte)

L’asteroide che si ritiene abbia dato il via alla terza più grande estinzione di massa nella storia della Terra, universalmente nota come scomparsa dei dinosauri, aveva un diametro di 12 km (l’Everest è alto poco meno di 9 km) e il conseguente cratere denominato Chicxulub, nella penisola dello Yucatan, ha un diametro di 180 km.

Meteore delle dimensioni di decine o anche centinaia di metri non metterebbero a rischio la sopravvivenza della razza umana, ma potrebbe comunque causare catastrofi allo stesso modo di uragani, terremoti e tsunami, ben più frequenti. Qual è realmente la portata di tale rischio?

Nei due eventi più noti, Tunguska 1908 e Čeljabinsk 2013, una meteora esplose nei cieli russi causando lo spianamento di 2000 km² di foresta nel primo caso e quasi 1500 feriti nel secondo, dovuti a effetti indiretti quali la frantumazione dei vetri delle finestre causata dall’onda d’urto dell’esplosione.

L’evento Čeljabinsk è naturalmente molto meglio documentato e si stima l’oggetto disintegratosi decine di km sopra la cittadina russa avesse un diametro di 15/20 metri.

Le agenzie spaziali di tutto il mondo collaborano al fine di identificare e tenere sotto controllo i cosiddetti Near-Earth Object (NEO), oggetti vicini alla Terra. Certo, vicini su scala cosmica: parliamo infatti di 1,3 unità astronomiche (un’unità astronomica è la distanza della Terra dal Sole), ovvero 200 milioni di chilometri.

Finora è stato mappato il 90% degli oggetti grandi almeno un chilometro e si sta facendo altrettanto per quelli da 140 metri in su. Si tratta naturalmente di un lavoro lungo e difficile.

Di tutti gli asteroidi near-Earth mappati, esiste per solo uno di essi la remota possibilità di avvicinarsi pericolosamente a noi, nel 2104. Però due terzi di tali oggetti (soprattutto al di sotto del chilometro di diametro) sono tutt’ora sconosciuti e a volte spuntano fuori all’ultimo momento.

È il caso di 2019 OK, asteroide del diametro massimo di 130 metri, lo scorso 25 luglio è transitato a 73000 km dalla Terra, un quinto della distanza che ci separa dalla Luna.

La grande velocità (circa 25 km al secondo) e la strana orbita fortemente ellittica difficile da calcolare che l’ha portato rapidamente da oltre la fascia degli asteroidi fin all’interno dell’orbita di Venere hanno fatto sì che l’oggetto sia stato scoperto con pochi giorni d’anticipo e solo poche ore prima del transito si è capito quanto vicino ci sarebbe passato.

Questa recentissima esperienza riaccende la discussione sull’importanza di monitorare con maggior efficacia i cieli allo scopo di avere il tempo di prendere le necessarie contromisure e precauzioni, in caso di necessità.

[Entreremo nel dettaglio della questione nella seconda parte di questo articolo.
Nella foto, la meteora di Čeljabinsk (Svetlana Korzhova, CC BY-SA 3.0)]

Di Corrado Festa Bianchet

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